
Con l’ondata di occupazioni scolastiche che prosegue dall’inizio dell’autunno, sembra che un’aria nuova stia soffiando tra i licei romani. Un’aria fatta di rivendicazioni e manifestazioni che chiedono la fine delle problematiche didattiche e strutturali accumulate dall’inizio della pandemia, ma anche una richiesta sempre maggiore di autodeterminazione da parte degli studenti stessi, talvolta in modalità più spontanee rispetto alle ondate studentesche passate.
L’altroieri alla lista delle occupazioni di Roma si è aggiunto anche il Lattanzio, istituto di istruzione superiore che si trova in Via Teano, nella zona est di Roma. Gli studenti del liceo (avendo chiesto il nostro intervento per aiutarli con l’occupazione) hanno potuto constatare sia la nostra materiale disponibilità a recarci nel liceo che il nostro interesse attivo, politico per i loro sforzi, nonostante abbiano anche loro da poco sgomberato.
In effetti non possiamo che essere colpiti positivamente dalla spontaneità che gli studenti del Lattanzio hanno saputo esprimere in un liceo-gabbia di migliaia di studenti: nessun collettivo, nessuna organizzazione formale, nessun’esperienza politica precedente. Possiamo facilmente dire che è stata proprio l’assenza dei residui ammuffiti della politica studentesca tradizionale ad aver spinto ad una maggiore consapevolezza dei compiti pratici che comporta un’azione del genere.
Al di là delle mancanze infrastrutturali e di manutenzione del liceo (termosifoni che non funzionano, un bagno per undici classi e centinaia di studenti etc.) il problema principale che è emerso da questa occupazione è, come dicono gli studenti, legato alla preside ad interim, che similmente ad altri dirigenti scolastici nei licei di periferia in Italia e a Roma si comporta in modo autoritario, autoreferenziale e produttivistico, oltre che nei confronti agli studenti anche rispetto all’istituto e al personale scolastico stesso, privando gli studenti di qualsiasi mediazione per i loro problemi e con una presenza a scuola limitata a due giorni a settimana.
Ora, per noi e per il nostro orizzonte rivoluzionario, ogni azione che muove per una rottura della routine politica studentesca e, specialmente in questa città, dei racket politici che ne fanno parte, anche se finisce dopo qualche giorno, non può che essere accolta a braccia aperte, al di là di quello che gli studenti pensano di loro stessi.
Ci auguriamo quindi che una maggiore consapevolezza e una nuova prassi politica studentesca possa sgorgare da questa esperienza così come da altre occupazioni in questa città. Per una gioventù ribelle, cosciente, rivoluzionaria!